RACCONTI
La ragazza di San Babila
Dall’aeroporto di Linate il taxi impiega non più di venti minuti per raggiungere piazza San Babila. Virginia sbarca a Milano in un’afosa mattina di metà giugno per incontrare un nuovo cliente dello studio legale di Londra per cui lavora. Giunti a destinazione, il taxista accosta, Virginia apre il portafogli e gli porge la carta di credito. L’uomo sembra non avere molta dimestichezza con i pagamenti elettronici e soffoca il suo disappunto mugugnando per la connessione troppo lenta. Nell’attesa, Virginia lancia un’occhiata fuori dal finestrino e vede un gruppo di giovani donne che si accalcano per entrare in un bar lì davanti. Le osserva, sembrano impiegate in pausa dal lavoro, una di loro ha lineamenti sudamericani. Sono vestite in modo casual, sneakers, t-shirt e jeans. Oggigiorno la moda non conosce confini né etnie, pensa. Poi il suo sguardo si sofferma sull’unica ragazza del gruppo che è abbigliata in modo più elegante e ricercato. Può vederla soltanto di spalle: è la più alta di tutte, lunghi capelli scuri che le coprono parte del viso; indossa dei pantaloni azzurri alla caviglia e una giacca di cotone dello stesso colore; l’avambraccio destro infilato nel manico di una piccola borsa a strisce bianche e rosse. É un bel rosso corallo, lo stesso delle scarpe. La ragazza ha una posa disinvolta che ne esalta parecchio la femminilità. Ricorda un po’ alcune modelle degli anni Sessanta. Virginia, che non ha mai nascosto a nessuno le sue preferenze sessuali, avverte un’istintiva curiosità. Indugia su di lei finché non la vede scomparire nel locale insieme alle altre. Appena il taxista le restituisce la carta di credito, scende di fretta dall’auto e senza esitare entra nel bar. Le ragazze sono tutte allineate accanto al bancone e continuano a ridere e parlare tra loro. D’improvviso quella in abito azzurro si volta e sfiora Virginia con uno sguardo di sussiego: avrà poco più di vent’anni, barba scura che sembra scolpita sulla pelle chiara, occhi profondi e maschi. Lo scambio visivo dura soltanto un attimo, poi la ragazza torna a scrutare il giovane barista che le sta servendo il caffè.
Giorni di attesa
Giulia cammina per le strade di Milano, al tramonto. Pochi pedoni frettolosi, timidi ristoranti aperti sul vuoto della reciproca diffidenza. Si ferma a guardare le pubblicità di eventi sospesi in un tempo non vissuto. Incrocia occhi curiosi appoggiati su bavagli che soffocano le parole. Ma lei ha voglia di parlare, di abbracciare la gente, ha voglia di baciare. Giulia ha voglia di mostrare a tutti la sua gioventù, perché è adesso il momento di farlo…